Ecco, mi tocca. Ci ho pensato per tutto il mese di agosto. Nella mia mente l’avrò formulato mille volte, ma come ben sapete, verba volant scripta manent. Parlare fra donne di bambine è facilissimo e senza fine, ma scriverne è tutt’altra faccenda.
A grande richiesta vi parlerò quindi finalmente delle moderne principesse capricciose che a mio avviso sono innanzitutto multicentriche, autoeducative, mutevoli, accanite osservatrici, maestrine in erba, curiosissime e nello specifico interessate al mondo delle relazioni umane.

Per semplificare e per comprensione didattica dobbiamo distinguere le derivazioni dalla natura umana da quelle di origine culturale (quindi appresi per educazione). Nella realtà i due aspetti si fertilizzano a vicenda, quindi sono intimamente intrecciati e non sempre divisibili.

Sia l’uomo che la donna hanno specifici ed innati “compiti di base” donati per così dire da madre natura, che sono meravigliosamente complementari se supportati e sviluppati dalle culture.

Così è certamente un fatto bio-logico che le donne sono molto adatte a custodire i bambini piccoli, visto che pure li sentono crescere sotto il loro cuore per 9 mesi; da lì si è generata per esempio la capacità di una certa passività (indispensabile per l’ascolto) e quella di attesa (pazienza), come pure la facoltà di entrare in empatia con grande facilità, nel bene (ad esempio per intuire perchè piange un neonato) come nel male (soffrire e assorbire ogni genere di emozione che passa per esempio dalla televisione).

Le culture umane di tutti tempi, da nord a sud, da est ad ovest sono in fondo esempi più o meno riusciti di riconoscere (consapevolezza) e coltivare (amare) questa meravigliosa matrice umana complementare.

Immaginate per un attimo una tribù di uomini e donne ai tempi delle caverne, o se preferite andare un po’ più avanti nel tempo, già contadini e coltivatori delle terre.

Gli uomini a caccia, o sui campi o presi da qualche costruzione o occupati in qualche conflitto di territorio (guerre), e le donne che si occupano del resto: gravidanza, parto, allattamento, accudire i bambini di varie età, cercare il cibo vegetale e trasformarlo, scambiare merce (a quale donna non piace girare per i mercati?), scambiare nozioni utili (qui serve la curiosità) produrre il vestiario (conciare, tessere, rammendare), occuparsi dei feriti e dei malati (attraverso la conoscenza delle piante e altri rimedi curativi), insegnare alla prole, coltivare il bello, ballare, cantare. Il tutto quasi sempre insieme, in gruppo, perché le donne cantavano sempre mentre svolgevano i compiti quotidiani spesso pesantissimi e faticosi, per alleggerire la fatica e condividere e perfino per descrivere ai posteri i lavori svolti. Poi se necessario aiutavano pure durante la caccia e nelle guerre. Vi pare poco?

Dopo questo bell’elenco di funzioni potete senz’altro intuire il senso bio-logico della curiosità multicentrica o multiforme delle vostre bambine. Assorbono praticamente tutto a mo’ di radar. Qualsiasi cosa sembra di loro interesse, della serie “non si sa mai dovesse servirmi un domani”. Se ad esempio avete perso una chiavetta in casa state sicuri che la troverà la vostra bimba di 4 anni e non il fratello maschio di 12 anni (che trova invece tutti oggetti di suo interesse: grandi, pesanti, e… pericolosi).

Metaforicamente il genere donna è rappresentabile dall’elemento acqua; assorbe tutto, mette in relazione tutto, memorizza quasi tutto e per sempre (ricordate le recenti conferme sulla memoria dell’acqua?) si adatta a qualsiasi recipiente, e quando decide e vuole assolutamente qualcosa si comporta come l’onda che sbatte contro la roccia (magari un povero marito) e infine se la mangia pian piano, la roccia ovviamente, e magari ottiene ciò che vuole (il divano in pelle da 3 mila euro) oppure si trasforma in tsunami che fa tabula rasa (quando volano i piatti per esempio); come pure può sembrare un tranquillo lago accogliente o un ruscello allegro quando è beatamente innamorata.

Una bambina che cresce in campagna con 5 maschi si trasforma facilmente nel sesto maschietto (capacità di adattamento), mentre un maschio che cresce con 10 bambine diventerà difficilmente una femmina. Principio rigido di qua, principio elastico di là.

Interessanti studi su bambini di 3-4 anni rivelano che la stessa storiella viene raccontato in maniera molto differente dai maschietti e dalle femminucce: il maschio riporta soprattutto i fatti, tipo “il brigante forte, armato fin sotto i denti ha rubato cento sacchi strapieni di monete d’oro”, mentre le bambine si occupano maggiormente delle relazioni e problematiche sociali della favola: “il brigante era nato in una famiglia povera quindi rubava ai signori ricchi per dare i soldini ai più poveri”.

Altri studi rivelano che il maschio è prevalentemente un’essere visivo, mentre le donne (quindi pure le bambine) sono prevalentemente uditive. Pensate ad esempio alla forza che producono complimenti anche piccoli su noi donne: semplicemente non ci stanchiamo mai a sentirci dire che il passato di verdure è squisito, mentre per l’uomo vale più la regola: “è sufficiente dirlo una volta per tutte”.

Esperimenti hanno anche dimostrato che bambine di pochi mesi possono già osservare un volto umano per molto tempo, mentre i maschietti preferiscono seguire oggetti/soggetti in movimento (macchinina, animale, aspirapolvere). In effetti prima di leggere per caso di queste ricerche avevo notato da tempo che bambine anche piccolissime mi fissavano quasi volessero farmi una radiografia.

Nel post sui maschi vi ho fatto notare che le mamme delle bambine sono spesso a terra con i nervi (e quelle dei maschietti sono a terra fisicamente); spero che ora vi sia chiaro il motivo: la mamma è una sorta di punching ball, giusto per fare qualche esercitazione sul concetto delle relazioni umane.
Spesso la mamma è purtroppo l’unica femmina nei paraggi per lunghi periodi, quindi tocca quotidianamente a lei il ruolo di training-partner; a scuola arrivano poi finalmente le amichette, con tutti gli alti e bassi della questione.

Invece basterebbe mettere le bambine nella condizione di stare con tante donne di tutte le età (un po’ come nei popoli primordiali) e il problema si spalmerebbe democraticamente su più donne. Purtroppo oggigiorno molte donne di riferimento sono i personaggi che popolano la televisione! Ogni telenovela diventa palestra per assorbire/apprendere comportamenti femminili culturali discutibilissimi(e qui non mi addentro!) e qui ahimé casca l’asino: in televisione troviamo spesso il peggio del peggio: invidia, tradimento, pettegolezzo, falsità, bugie, vendette, protagonismo… sono proprio finiti i tempi alla pippicalzelunghe dove la forza d’animo, l’intelligenza creativa, la lealtà e la ricerca della verità erano i protagonisti.

Ricordatevi: le bambine sono affamate di ogni tipo di relazione sociale e assorbono come spugne secche; la televisione sputa sempre qualche disgustosa pappa pronta per il popolo femminile affamato di relazioni. Aggiungiamo poi nonne, zie, insegnanti e mamme ansiose (in perenne empatia con le tragiche faccende che succedono nel pericolosissimo mondo, pronte per essere raccontate con tanto di empatia colorata alle amiche e vicine di casa).

Ma dove sono le nonne, le zie e le mamme toste che non hanno paura di nessuno, del sindaco, del poliziotto, del ladruncolo, o del cane che vuole rubare le galline. Gli esempi autorevoli insomma! Troppe donne (grazie ad un preciso e sofisticato marketing) si sono trasformate in noiosi pappagalli ansiosi.

Andiamo vedere nei paesi poveri: chi manda avanti quotidianamente la baracca (famiglia, cibo, istruzione, a volte la nuda sopravvivenza) mentre molti/troppi dei maschi bevono, si drogano, giocano a dadi o peggio nelle guerriglie di turno?
Scusate questo sfogo emozionale, sono disposta a discuterne; ma siamo messi ancora male e urge un netto cambio di rotta.

Alle bambine in crescita servono assolutamente esempi reali di coalizione femminile, di coraggio, di etica sociale, e non fiocchi rosa, scarpine firmate con i tacchi, unghie laccate e pettegolezzi.

Non mi sono purtroppo soffermata sulla capacità di autoeducazione (ci sono tanti esempi storici) e la mania di fare la maestrina a chiunque si presta (bimbi piccoli, coetanei imbranati, perfino adulti); ovviamente sono caratteristiche utili per svolgere al meglio i ruoli biologici futuri.

In questo senso mi preme invece offrirvi un piccolo consiglio: smettiamo di cercare di educare i nostri mariti e partner: non sono più bambini, anche se magari lo crediamo (veramente una pessima e diffusa abitudine). I risultati, rispetto all’impegno che profondiamo, sono irrilevanti e non otteniamo altro che una decisa perdita di tempo. Meglio educare noi stesse.

Cosa possiamo fare allora? Come incanalare al meglio tutte questo mix di caratteristiche femminili?

Il mio parere è che dobbiamo partire dalle madri, che sono sempre e comunque il primo riferimento per ogni bambina. Ecco i miei consigli alle mamme:

  • Fate quindi qualche cosa per voi stesse: un corso di danza del ventre, arti marziali, canto, cucina consapevole (leggete il pasto nudo!), pittura o cucito;
  • Fate più attenzione a come vi esprimete. Le vostre figlie assorbono il vostro modus parlandi: se brontolate quando fate le pulizie, anche loro da grandi faranno lo stesso. Mettete su piuttosto una bella musica e ballate con l’aspirapolvere (proprio qui inizia l’autoeducazione);
  • Imparate qualchecosa sull’agricoltura, iniziate magari con le piante aromatiche e le piante medicinali: coltivatele sul terrazzo. Prendete dei libri e studiate. Le vostre figlie vi guarderanno incuriosite e vi imiteranno;
  • Fate gruppo con altre donne, care mamme; o mandate le vostre figlie da qualche nonna ancora in gamba, e se non c’è, da qualche bella signora che ancora ragiona con la propria testa, magari per imparare l’uncinetto o altre arti e abilità come il lavoro della creta. Oppure unitevi insieme, cercate una brava insegnante e varate dei piccoli laboratori creativi di cucina, pittura, cucito, canto, scrittura, ballo etnico;
  • Fate escursioni in piccoli gruppi; osservate la natura, imparate i nomi dei fiori e degli alberi, autoinsegnatevi quello che la scuola tralascia;
  • Cominciate a interessarvi bene di come e cosa mangiano i vostri figli a scuola. Non mandate giù ogni assurdità. Inserite il cervello, cercate di comprendere quale regola è veramente utile. Se per esempio è proibito festeggiare il compleanno a scuola con una bella torta fatta a casa vostra chiedetevi *per chi* è stata stabilita quella regola! Poi inventate una soluzione.
    In Germania tutti fanno le torte a casa e poi le portano a scuola o alle feste in strada, e negli alberghi, quelli giusti, trovate i barattoloni con le marmellate preparate dalla padrona di casa, e pure le sue torte e crostate, come foste a casa vostra. A me non risultano vittime di tale *terribile pratica*. Mi viene male se penso a tutte quelle vaschette di alluminio che si consumano in Italia negli alberghi e tutte quelle terribili brioches confezionate, il latte UHT perfino negli alberghi a 4 stelle. Le vostre figlie daranno le stesse cose ai loro figli se voi non date qualche segnale di disappunto. Se mostrate coraggio lo insegnate alle vostre figlie (e ai vostri figli);
  • I gruppi di teatro sono ottimi: lì il cambio di ruolo è pane quotidiano e diventa istruttivo. In casa tenete un baule con vecchi vestiti e costumi (magari autoprodotti), cappelli e ombrelli per i travestimenti e i giochi di ruolo;
  • Attenzione ai libri che scegliete; anche i cartoni, i film pomeridiani, le telenovele sono strapiene di modelli veramente negativi per le bambine. A me piacciono molto i libri di Michael Ende;
  • Le bambine amano moltissimo le parole: fategli scrivere 100 o più parole su tanti fogliettini, e poi metteteli in una scatola/cappello. Si pescano 4-5 parole a caso, poi si crea una storia, una filastrocca, una poesia. Questo gioco è divertente pure per i grandi;
  • Interessatevi di calligrafia: una pratica meravigliosa. Qui un’indirizzo veramente utile, bello, istruttivo e creativo. Ho fatto diversi corsi con la bravissima Monica Dengo e la calligrafia mi ha arricchito moltissimo;
  • Se riuscite e avete i mezzi avvicinate le bambine alla musica; canto in gruppo, uno strumento, frequentate il teatro per ragazzi; ci sono belle tante cose in giro.

Molti di questi consigli vanno benissimo anche per i maschi, soprattutto il teatro e la musica, due delle arti umane nobili ed intramontabili.

Allora? Siete arrivati fino in fondo!?
Grazie per aver letto il papiro. Un post molto lungo, ma non avevo voglia di spezzarlo in due, e non avrei nemmeno saputo stringerlo. Mi affiora la consapevolezza che ci sarebbe ancora moltissimo da dire… sarà perché sono una donna! :-)

post scriptum:
La foto della bambola l’ho scattata anni fa durante un mercatino di antiquariato. Un “bravo” all’artista che ha creato questo visino che ha una mimica di pieno disappunto femminile. Mi pare di vedere in crisi acuta un’IO in erba che ancora deve misurarsi con chi non ha capito quanto c’è già in questa piccola-grande anima, in irrequieta attesa di scoprire e sperimentare se stessa e il grande mondo là fuori.