Pensieri sparsi

 

Questo spazio è una piccola “scatola virtuale”… intendo depositarci pensieri, poesie, aforismi, storielle che trovo sulla mia strada, frasi che mi hanno colpito nel cuore e nella mente;

 

Nel mio lavoro ho sperimentato infinite volte che le parole hanno un potere imponente; aiutano a modulare i nostri punti di vista quasi sempre troppo rigidi… per migliorare noi stessi e donare beneficio agli altri.     

(troverete gli aggiornamenti quasi sempre in alto… ma essendo scatola volutamente disordinata potete anche cercare a caso :-)

il medico

“Il medico non è nè un salvatore, nè un tecnico, ma è un’ esistenza di fronte a un’ altra   esistenza, è una natura umana fragile che porta nell’altro e con l’altro la libertà e la dignità di vivere ed essere riconosciuti”
Karl Jaspers, filosofo e psichiatra

 

2015

 

Chi lavora…

Chi lavora con le mani è un operaio, chi lavora con le mani e la testa è un artigiano, chi lavora con le mani, la testa e il cuore è un’ artista.

San Francesco D’Assisi

 

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Figli dell’epoca    (di Wislawa Szymborska)

Siamo figli dell’epoca,
l’epoca è politica.

Tutte le tue, nostre, vostre
faccende diurne, notturne
sono faccende politiche.

Che ti piaccia o no,
i tuoi geni hanno un passato politico,
la tua pelle una sfumatura politica,
i tuoi occhi un aspetto politico.

Ciò di cui parli ha una risonanza,
ciò di cui taci ha una valenza
in un modo o nell’altro politica.

Perfino per campi, per boschi
fai passi politici
su uno sfondo politico.

Anche le poesie apolitiche sono politiche,
e in alto brilla la luna,
cosa non più lunare.
Essere o non essere, questo è il problema.
Quale problema, rispondi sul tema.
Problema politico.

Non devi neppure essere una creatura umana
per acquistare un significato politico.
Basta che tu sia petrolio,
mangime arricchito o materiale riciclabile.
O anche il tavolo delle trattative, sulla cui forma
si è disputato per mesi:
se negoziare sulla vita e la morte
intorno a uno rotondo o quadrato.

Intanto la gente moriva,
gli animali crepavano,
le case bruciavano e i campi inselvatichivano
come nelle epoche remote
e meno politiche.

 

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Quando senti un albero parlare
è perchè ha toccato le tue radici
(tratto da Squttìi di Alberto Casiraghy)

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scrive Franco Arminio      (suo blog)

Non mi piace come vi sento,
Poca gioia, poca poesia, poco cielo,
Molte pane non mangiato,
Baci non dati,
Poca rivoluzione,
Poco inseguire i cavalli, le formiche,
Molto ragionare sull’umidità,
Sul denaro,
Molte albe, molte gentilezze,
Donare un canto, sentire l’universo
Come un sedano, sentire la luce
Festeggiare molto spesso la luce,
Poco avere, scarsi indugi, minare
Il rancore, farlo saltare
Meglio lo sperma, la carezza, il fiore.

 

 

IL LIBRO DEVE ESSERE VENTO

desidero aprire il 2015 con queste parole bellissime di Erri De Luca

leggete/guardate/godetevi questo testo meraviglioso ed istruttivo :-)

 

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2014

La fiera dei miracoli (Wislawa Szymborska)

Un miracolo comune:
l’accadere di molti miracoli comuni.

Un miracolo normale:
l’abbaiare di cani invisibili
nel silenzio della notte.
Un miracolo fra tanti:
una piccola nuvola svolazzante,
che riesce a nascondere una grande pesante luna.
Più miracoli in uno:
un ontano riflesso sull’acqua
e che sia girato da destra a sinistra,
e che cresca con la chioma in giù,
e non raggiunga affatto il fondo
benché l’acqua sia poco profonda.
Un miracolo all’ordine del giorno:
venti abbastanza deboli e moderati,
impetuosi durante le tempeste.
Un miracolo alla buona:
le mucche sono mucche.
Un altro non peggiore:
proprio questo frutteto
proprio da questo nocciolo.
Un miracolo senza frac nero e cilindro:
bianchi colombi che si alzano in volo.
Un miracolo – e come chiamarlo altrimenti:
oggi il sole è sorto alle 3,14
e tramonterà alle 20.01
Un miracolo che non stupisce quanto dovrebbe:
la mano ha in verità meno di sei dita,
però più di quattro.
Un miracolo, basta guardarsi intorno:
il mondo onnipresente.
Un miracolo supplementare, come ogni cosa:
l’inimmaginabile
è immaginabile.

 

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monologo della donna che lava l’acqua

(di José Manuel Roca)

Lavo l’acqua, che è
come lavare la liquidità del tempo
sotto i ponti.

Fontaniera sono
della segreta rubinetteria del fiume.
Lavo l’acqua, che è
come suonare l’arpa della pioggia,
come far esplodere le chiuse del tempo.

Lavo l’acqua
perché l’albero raddoppi i suoi frutti
nello specchio che si dilegua.
Perché la ragazza nuda
o il bimbo che mangia pesche polpose
lavino la loro pelle con pelle di nuvola.

Lavo l’acqua
perché gli annegati del mondo
realizzino la loro danza muta
in mezzo a un banco di pesci.

Perché il ragno
cammini come un piccolo profeta
sopra il lago,
tocco le acque come la chioma
di un violino.
Sono la piccola adoratrice,
idolatra dal bastone di madreperla.

Sono fatta di tempo,
come l’acqua nel prato,
come l’acqua nell’acqua, come l’acqua.

 

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questo piccolo racconto me lo manda una mia amica; sensazioni e pensieri in una fredda, bagnata giornata d’ aprile…

 

La differenza tra femmina e donna

Femmina:  donna età anni 60…tacco a spillo  anzi sandalo a spillo alle ore 8
del mattino mentre fuori piove….. maglia stretta  che segna.. nera…Occhiale
da sole dentro all’INPS sempre mentre fuori piove!.   Borsa firmata
evidente…..si siede e dritta sulla sua impalcatura si guarda intorno  sicura
nei suoi vestiti firmati e nella sua maschera quotidiana.
Donna:  mi penso, chiusa nella mia giacca che porto tutte le mattine di
freddo  come uno scudo  che mi protegge, seduta su queste rigide sedie
all’INPS..in mezzo a tante persone in attesa..snervante attesa. Mi guardo
dentro. Penso  alle mie scarpe, ballerine  che mi fan freddo ma questa mattina
alle 7.15 mettevo dentro il cane, guidavo l’auto con dietro l’autobus di mio
figlio..con una mela in mano, la cartella, la bottiglia dell’acqua. Gli
occhiali sempre appannati  che tutte le mattine pulisco ferma al semaforo.
Rinnovo sempre il pensiero di andare in mansarda a prendere le scarpe più
pesanti.
Ho messo i calzini  xche’ fuori di nuovo fa freddo….hanno un buchetto..ma
non c’era tempo per entrare nel cassetto. Imperfetta donna imperfetta!!.
Pensavo se dovessi cadere e andare al pronto soccorso  vedrebbero il mio
buchetto nei calzini.
La donna davanti a me è impeccabile, “figa” superba….perfettamente sexy.
Io quì in questa sedia dura  cerco intorno un volto sorridente..nessuno……
ognuno  pensa al suo esser lì.
Nonostante tutto mi sento bene ..anche se ho una canottiera piu’ grande di me..
dentro ai pantaloni, le mani iniziano a esser secche e rugose….cerco di avere
le unghie  a posto……..ma non ci riesco,  o sono nella terra , o sono nei
colori……
Femmina…..donna
Quando vedremo passare intorno donne…il mondo non avrà bisogno di femmine….
forse.

 

Dacia Maraini parla a noi donne;

Donne Mie    
Donne mie che siete pigre, angosciate, impaurite, sappiate che se volete diventare persone e non oggetti, dovete fare subito una guerra dolorosa e gioiosa, non contro gli uomini, ma contro voi stesse che vi cavate gli occhi con le dita per non vedere le ingiustizie che vi fanno.
Una guerra grandiosa contro chi vi considera delle nemiche, delle rivali, degli oggetti altrui; contro chi vi ingiuria tutti i giorni senza neanche saperlo, contro chi vi tradisce senza volerlo, contro l’idolo donna che vi guarda seducente da una cornice di rose sfatte ogni mattina e vi fa mutilate e perse prima ancora di nascere, scintillanti di collane, ma prive di braccia, di gambe, di bocca, di cuore, possedendo per bagaglio solo un amore teso, lungo, abbacinato e doveroso (il dovere di amare vi fa odiare l’amore, lo so) un amore senza scelte, istintivo e brutale.
Da questo amore appiccicoso e celeste dobbiamo uscire donne mie, stringendoci fra noi per solidarietà di intenti, libere infine di essere noi intere, forti, sicure, donne senza paure.
Donne mie dalle dita che puzzano di aglio, donne mie dalle vene varicose, gli occhi feroci, le mani insolenti, la bocca timida, vi hanno insegnato ad essere cretine, povere, dipendenti, vi hanno insegnato a dire sempre di sì, con astuzia degradante, con candore massacrante, con vigore represso.
Vi hanno insegnato a lavorare, a ubbidire, a tacere, a figliare, con gioia e purezza senza acrimonia, per servire, aiutare, sostenere, consolare l’ uomo, sempre lui, nella sua smagliante illusione razzista.
Donne di marmo, di pece, di latte cagliato, voi lavorate ogni giorno senza stipendio per i figli, il marito, i cugini, i nipoti, i fratelli , i nonni, i padroni tutti che vi vogliono belle e pure come oggetti sociali.
Se dite di no vi sembra di fare peccato, per questo dite sempre di sì, con l’animo sciolto e la testa piena di fumo amaro, dite di sì e in cambio ricevete un bacio di buonanotte dal caro figlio del cuore su una guancia rugosa che sa di lardo e di acqua sporca.
Donne mie illudenti e illuse che frequentate le università liberali, imparate latino, greco, storia, matematica, filosofia; nessuno però vi insegna ad essere orgogliose, sicure, feroci, impavide. A che vi serve la storia se vi insegna che il soggetto unto e bisunto dall’olio di Dio è l’ uomo e la donna è l’ oggetto passivo di tutti i tempi? A che vi serve il latino e il greco se poi piantate tutto in asso per andare a servire quell’ unico marito adorato che ha bisogno di voi come una mamma?

 

 

Qualche parola sull’anima    –  Wislawa Szymborska

L’anima la si ha ogni tanto.
Nessuno la ha di continuo
e per sempre.

Giorno dopo giorno,
anno dopo anno
possono passare senza di lei.

A volte
nidifica un po’ più a lungo
sole in estasi e paure dell’infanzia.
A volte solo nello stupore
dell’essere vecchi.

Di rado ci da una mano
in occupazioni faticose,
come spostare mobili,
portare valige
o percorrere le strade con scarpe strette.

Quando si compilano moduli
e si trita la carne
di regola ha il suo giorno libero.

Su mille nostre conversazioni
partecipa a una,
e anche questo non necessariamente,
poiché preferisce il silenzio.

Quando il corpo comincia a dolerci e dolerci,
smonta di turno alla chetichella.

È schifiltosa:
non le piace vederci nella folla,
il nostro lottare per un vantaggio qualunque
e lo strepito degli affari la disgustano.

Gioia e tristezza
non sono per lei due sentimenti diversi.
E’ presente accanto a noi
solo quando essi sono uniti.

Possiamo contare su di lei
quando non siamo sicuri di niente
e curiosi di tutto.

Tra gli oggetti materiali
le piacciono gli orologi a pendolo
e gli specchi, che lavorano con zelo
anche quando nessuno guarda.

Non dice da dove viene
e quando sparirà di nuovo,
ma aspetta chiaramente simili domande.

Si direbbe che
così come lei a noi,
anche noi
siamo necessari a lei per qualcosa.

 

 

2013 

“Se un bambino scrive nel suo quaderno «l’ago di Garda», ho la scelta tra correggere l’errore con un segnaccio rosso o blu, o seguirne l’ardito suggerimento e scrivere la storia e la geografia di questo «ago» importantissimo, segnato anche nella carta d’Italia. La Luna si specchierà sulla punta o nella cruna? Si pungerà il naso?”

Gianni Rodari, da “Grammatica della fantasia”, 1973

 

La crisi secondo Albert Einstein:

“La crisi è la più grande benedizione per le persone e le Nazioni, perché in essa nascono l’ inventiva, le scoperte e le grandi strategie. La creatività nasce dall’angoscia, come il giorno nasce dalla notte oscura. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. Parlare di crisi significa incrementarla e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.”

 

L’indifferenza e’ un inferno senza fiamme

Ricordalo scegliendo tra mille tinte il tuo fatale grigio

Se il mondo e’ senza senso tua e’ la vera colpa

Aspetta la tua impronta questa palla di cera

 

Maria Luisa Speziani

 

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e ancora una volta si parte…  2012

 

Il vero test morale dell’ umanità

Mankind’s true moral test, its fundamental test, consists of its attitude towards those who are at its mercy: animals. 
And in this respect mankind has suffered a fundamental debacle, a debacle so fundamental that all others stem from it. 
Il vero test morale dell’umanità, il suo test fondamentale, consiste nella sua attitudine nei riguardi di coloro che sono alla sua mercé: gli animali. 
E in questo ambito l’umanità ha avuto una débacle fondamentale; un fallimento così totale che ogni altro deriva da esso.
Milan Kundera, romanziere e poeta 

 

Il Medico
“Il medico non è nè un salvatore, nè un tecnico, ma è un’ esistenza di fronte a un’ altra esistenza, è una natura umana fragile che porta nell’altro e con l’altro la libertà e la dignità di vivere ed essere riconosciuti”
Karl Jaspers, filosofo e psichiatra

 

 

In te sono stato albume

In te sono stato albume, uovo, pesce,
le ere sconfinate della terra
ho attraversato nella tua placenta,
fuori di te sono contato a giorni.
In te sono passato da cellula a scheletro
un milione di volte mi sono ingrandito,
fuori di te l’accrescimento è stato immensamente meno.
Sono sgusciato dalla tua pienezza
senza lasciarti vuota perché il vuoto
l’ho portato con me.
Sono venuto nudo, mi hai coperto
così ho imparato nudità e pudore
il latte e la sua assenza.
Mi hai messo in bocca tutte le parole
a cucchiaini, tranne una: mamma.
Quella l’inventa il figlio sbattendo le due labbra
quella l’insegna il figlio.
Da te ho preso le voci del mio luogo,
le canzoni, le ingiurie, gli scongiuri,
da te ho ascoltato il primo libro
dietro la febbre della scarlattina.
Ti ho dato aiuto a vomitare, a friggere le pizze,
a scrivere una lettera, ad accendere un fuoco,
a finire le parole crociate, ti ho versato il vino
e ho macchiato la tavola,
non ti ho messo un nipote sulle gambe
non ti ho fatto bussare a una prigione
non ancora,
da te ho imparato il lutto e l’ora di finirlo,
a tuo padre somiglio, a tuo fratello,
non sono stato figlio.
Da te ho preso gli occhi chiari
non il loro peso,
a te ho nascosto tutto.
Ho promesso di bruciare il tuo corpo
di non darlo alla terra. Ti darò al fuoco
fratello del vulcano che ci orientava il sonno.
Ti spargerò nell’aria dopo l’acquazzone
all’ora dell’arcobaleno
che ti faceva spalancare gli occhi.
Erri De Luca, Il contrario di uno

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Una sera un capo Cherockee raccontò al nipote la battaglia

che avviene dentro a noi: Gli disse: ” figlio mio la battaglia è

fra due lupi che vivono dentro a noi. Uno è infelicità, paura,

preoccupazione, gelosia, dispiacere, autocommiserazione.

L’altro è felicità, amore, speranza, serenità, gentilezza,

generosità, verità, compassione.”

….Il piccolo ci pensò su un minuto, poi chiede: ” quale lupo vince?”

L’anziano Cherockee rispose semplicemente:

” quello a cui dai da mangiare”.

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“Da grande voglio fare il mare”  Alice, 3 anni (me lo ha riportato Rossella)

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a chi passa in questi giorni del nuovo anno su questa pagina e a chi ci passerà in un’ altro momento (come dire ogni istante della nostra vita può essere un’ altro inizio) auguro che i propri sogni si trasformino in radici reali, vivaci e fertili… e che maturino fiori, frutti e nutrimenti per il sognatore e i suoi simili… 

e aggiungo con piacere questa belle parole di Erri de Luca:

 

Bevo a chi è di turno, in treno, in ospedale,

cucina, albergo, radio, fonderia,

in mare, su un aereo, in autostrada,

a chi scavalca questa notte senza un saluto,

bevo alla luna prossima, alla ragazza incinta,

a chi fa una promessa, a chi l’ha mantenuta,

a chi ha pagato il conto, a chi lo sta pagando,

a chi non è invitato in nessun posto,

allo straniero che impara l’italiano,

a chi studia la musica, a chi sa ballare il tango,

a chi si è alzato per cedere il posto,

a chi non si può alzare, a chi arrossisce,

a chi legge Dickens, a chi piange al cinema,

a chi protegge i boschi, a chi spegne un incendio,

a chi ha perduto tutto e ricomincia,

all’astemio che fa uno sforzo di condivisione,

a chi è nessuno per la persona amata,

a chi subisce scherzi e per reazione un giorno sarà eroe,

a chi scorda l’offesa, a chi sorride in fotografia,

a chi va a piedi, a chi sa andare scalzo,

a chi restituisce da quello che ha avuto,

a chi non capisce le barzellette,

all’ultimo insulto che sia l’ultimo,

ai pareggi, alle ics della schedina,

a chi fa un passo avanti e così disfa la riga,

a chi vuol farlo e poi non ce la fa,

infine bevo a chi ha diritto a un brindisi stasera

e tra questi non ha trovato il suo.

 

 

 

trovato e raccolto nel 2011:

 

La bellezza 

La bellezza non ha causa: esiste.

inseguila e sparisce.

Non inseguirla e rimane.

Sai afferrare le crespe del prato,

quando il vento vi avvolge le sue dita?

Iddio provvederà

perché non ti riesca.

Emily Dickinson

 

Bambini, bambino,

se trovi l’acquilone della tua fantasia

legalo con intelligenza del cuore.

vedrai sorgere giardini incantati

e tua madre diventerà una pianta

che ti coprirà con le sue foglie.

Fa delle tue mani due bianche colombe

e portino la pace ovunque

e l’ordine delle cose.

Ma prima di imparare a scrivere

guardati nell’acqua del sentimento.

Alda Merini



Universo

“Soltanto nella nostra attività troviamo la salutare illusione di un’esistenza indipendente dall’universo intero, del quale tuttavia costituiamo soltanto una parte trascurabile”

Joseph Conrad

 

Parole sull’amicizia

La parola amico deriva dal latino e possiede la stessa radice di amare…l’etimologia ci rivela tanti segreti;  qui il vocabolario più bello di etimologia online

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Di tutte le cose che la sapienza procura in vista della vita felice, il bene più grande è l’acquisto dell’amicizia

Epicuro

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Se vi separate dall’amico,non addoloratevi, perche la sua assenza vi illuminerà su ciò che in lui amate

Kahil Gibran


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Considero valore ogni forma di vita,

la neve, la fragola, la mosca.

Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.

Considero valore il vino finchè dura il pasto,

un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si e’ risparmiato,

due vecchi che si amano.

Considero valore quello che domani non varra’ piu’ niente,

e quello che oggi vale ancora poco.

Considero valore tutte le ferite.

Considero valore risparmiare acqua,

riparare un paio di scarpe,

tacere in tempo,

accorrere a un grido,

chiedere permesso prima di sedersi,

provare gratitudine senza ricordarsi di che.

Considero valore sapere in una stanza dov’e’ il nord,

qual’e’ il nome del vento che sta asciugando il bucato.

Considero valore il viaggio del vagabondo,

la clausura della monaca,

la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.

Considero valore l’uso del verbo amare

e l’ipotesi che esista un creatore.

Molti di questi valori non ho conosciuto.

Erri de Luca, Opera sull’acqua e altre poesie

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“Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno. Ma quello che accadrà in tutti giorni che verranno può dipendere da quello che farai oggi”

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana