Ante-scriptum:

Questo post è nato ormai 15gg fà e per vari motivi esce solo oggi… proprio mentre la terra trema qui in Emilia.

Quanto la nostra esistenza è preziosa lo comprendiamo in momenti come questi.
Ho comunque deciso di lasciarvi alla lettura senza alcuna modifica…

Ormai siamo alle porte dell’estate, e ho voglia di qualche argomento un po’ più leggero. Oggi vi presento questa piccola-grande chicca di conoscenza sulla Matematica, che ho scoperto soltanto recentemente. Conoscere, vivere e soprattutto godersi la matematica non solo solleva e nutre l’autostima, ma fa pure benissimo al sistema immunitario!
La mia saggia amica Cristina, friulana, mi mandò alcune settimane fa questo link con la raccomandazione di guardarlo tutto e assolutamente fino in fondo… Le ho obbedito, e la ringrazio con tanto di cappello :-)
La durata è di circa un’ora e mezza, quindi sceglietevi una serata con la Tv spenta, i bambini già a letto, e spalancate gli occhi e soprattutto le orecchie.

La Professoressa Daniela Lucangeli, giovane scienziata, vi entrerà dritto dritto nel cuore per la sua simpatica esposizione e grande passione, con le quali desidera sconfiggere l’attuale stato di confusione e purtroppo pure di ignoranza nell’insegnare la matematica. Noterete subito quanto lei ami la vita, i bambini, l’insegnamento, le neuro-scienze, e ovviamente la matematica.

Vi presenterò/illustrerò ora alcune interessanti informazioni a bocconcini sparsi, tipo antipastini, giusto per farvi venire una gran… fame, cioè volevo dire curiosità (eh, eh!), per saperne molto di più.

Tuffiamoci allora subito nel cervello
L’intelligenza numerica è innata, potentissima, legata al cosiddetto “dominio di quantità” e viene allenata attraverso processi cosiddetti “viso-spaziali”. Tutta questa meraviglia innata, infatti, viene foggiata/plasmata dall’istruzione (e qui casca l’asino, purtroppo) che è una sorta di palestra attiva, ed è legata ai suddetti processi viso-spaziali (lo ripeto perché sono la chiave di accesso al problema).

Per esempio: scrivere/descrivere 3 cani + 3 gatti è diversissimo da pensare/immaginare 3 cani + 3 gatti… Quel che conta per le basi della matematica è la seconda versione, in quanto viso-spaziale, appunto.

E fissiamocelo quindi in mente ad eternum: il nostro cervello è estremamente plastico (questo non vale ovviamente solo per la matematica) quindi dimenticate/cancellate/trasformate subito le frasi tipo: “Mia figlia ha ereditato l’incapacità di affrontare la matematica… sono un’asina… non possiamo aspettarci più di tanto” etc.

Perfino le galline sanno contare fino a 3 (non è uno scherzo!). Per questo motivo noi umani dividiamo i numeri molto lunghi “in pacchettini” postando un puntino ogni 3 numeri.

Il concetto “quantità” è quindi una cognizione analogica innata e risiede nel nostro cervello antico. Serviva già ai tempi delle caverne per comprendere al volo se c’era un leone, o due, o tre, o più di tre (ovviamente per scappare, anzi per “volare” a gambe levate). La cognizione dell’uno (1) è talmente arcaica che ogni bambino ne è dotato appena nato.

Il “cervello matematico” è a livello evolutivo più antico rispetto a quello linguistico (e io che credevo che la matematica fosse figlia dell’intelletto), e quindi risiede in zone diverse rispetto al “cervello linguistico”.
In parole povere abbiamo prima imparato a contare, e poi a parlare.

La matematica viene allenata intensamente attraverso il corpo (concetto viso-spaziale), cioè la materia, le cose vere, concrete, il mondo reale tridimensionale… tutto è da toccare: mani, piedi, dita, scalini, animali, biscotti, caramelle, bamboline, macchinine. Insomma non è per nulla astratta e sarebbe un fatto sano se ogni persona a cui si dice la parola “3” facesse subito un’associazione reale, viso-spaziale: 3 case, 3 macchine, 3 fidanzati(e), 3 mele, 3 sassi, 3 galline, 3 libri, 3 lune, 3 cavalli e via dicendo.

Le basi della matematica si imparano quindi da 0 a 5-6 anni, mooolto prima di entrare nelle scuole elementari. La Prof. Lucangeli afferma che la capacità matematica è talmente forte che possiamo permetterci di non applicarla o usarla male fino a 6-7 anni senza subire danni gravissimi.
Insomma: immaginate un po’ se iniziassimo ad insegnare ai bambini a parlare solo dai 6 anni in poi (fa venire i brividi questa analogia!).

Il “povero cristiano malcapitato” che memorizza i numeri, magari soprattutto “scritti”, sul quaderno e a parole/definizioni tipo ninnananna, cioè uditivo (uno-due-tre-quattro/ due-quattro-sei-otto) rischia una memorizzazione cronologica con il “cervello linguistico” e sarà vittima, per esempio, del seguente problema: memorizzerà i numeri a livello sequenziale, lineare, quindi uditivo/vocale. Sono quegli scolari che pure alle scuole secondarie, invece di scrivere 2324 scrivono magari 2000324, oppure anche 2000300204.

In definitiva i numeri non sono “poesie” da memorizzare, bensì rappresentano un concetto cerebrale dominante da applicare nella realtà viso-spaziale (mi ripeto, ma lo faccio apposta).
In questo senso i cosiddetti “regoli” usati a scuola con diversi colori per le unità/decine/centinaia, che poi vengono scomposte sul quaderno, e scritte (!) in colonne separate, non fanno altro che creare la più grande confusione immaginabile! I bambini si concentrano sulla “estetica del quaderno” e non imparano nulla di veramente utile ai fini della vera matematica.

Quando ho compreso questi concetti mi sono sentita tanti brividini ghiacciati dietro la schiena, pensando a tutte le “poesie matematiche” imparate da mio figlio…

Essendo curiosa, nel mio ambulatorio ho fatto un piccolo test a tutti i ragazzi giovani e meno giovani, chiedendo loro: “Spiegami come procedi nell’eseguire il seguente calcolo: 19+27” (prima di continuare a leggere, per favore, fatelo anche voi stessi, non barate però… è solo un gioco).

Una percentuale importante (circa la metà) mi ha risposto: “Lo scrivo sul quaderno mentalmente: 7+9 fa 16, quindi 6 di cui riporto 1, poi 1+2+1= 4… quindi: 46.
Ohhh, mamma mia!
Solo qualcuno ha trovato soluzioni giocose tipo questa: al 19 aggiungo 1 e diventa 20; 20+27 è più facile da calcolare, e fa 47; poi rubo di nuovo l’1 che avevo regalato prima al 19 e il risultato è quindi 46.
Avrete compreso chi dei due era più veloce: “il giocatore-viso-spaziale” ovviamente!
La prof. spiega poi molto bene nel video questi “processi impropri di apprendimento” con una bellissima immagine analogica: “È come camminare sulle mani”.

Sapevate che nessun’altra materia ci fa tanto soffrire alla lavagna come la matematica? Certi autentici attacchi di panico derivano dal fatto che il cervello matematico ha una via antica e preferenziale con l’Amigdala, cervello della paura e di mille emozioni da panico (ehm, in effetti oltre i tre leoni, conviene forse proprio scappare!)

Pure la calcolatrice usata troppo presto a scuola e a casa partecipa al disastro della errata formazione, evitando ovviamente che lo scolaro giochi e si alleni mentalmente (immagini-viso–spaziali, ehhh, ormai lo cantate!) con i numeri come se fossero biglie, cani, gatti, o biscotti.

La prof. Lucangeli spiega anche molto chiaramente la diagnosi di “discalculia” spesso nominata e mal interpretata. Se ne sente molto parlare, ma che cosa è veramente?

L’OMS definisce la discalculia così: “Disturbo specifico dell’apprendimento su base organica, geneticamente determinato, espressione di disfunzione cerebrale”.
Esiste veramente moltissima confusione di definizione del termine (date un’occhiata veloce qui, qui, e anche qui). Insomma, come noterete, ognuno dice la sua!)

Quindi la vera discalculia (ereditaria e rarissima) non va certamente confusa con le “difficoltà procedurali nel calcolo scritto” che secondo la Lucangeli sono correggibili!
Per fortuna esistono delle strategie per uscire da questa specie di confusione babilonica (la Lucangeli ci studia e ci lavora intensamente, per fortuna con i suoi assistenti, di cui alcuni perfino ex-vittime).

In sostanza dovremmo giocare con i nostri figli piccoli a contare di tutto e in mille occasioni: i fiori appena nati del cactus, le dita della mano e dei piedi, le galline della nonna, le sedie intorno al tavolo, i passi mentre scendiamo/saliamo le scale su e giù, saltando uno scalino, e così via, e se vi piace pure i biscotti della merenda o le uvette su ogni singolo biscotto.

Pure all’asilo-nido e alla scuola materna servirebbero tanti giochi adatti allo stimolo della nostra meravigliosa e innata cognizione matematica.

Per la Geometria, poi, esistono trucchi simili e pure quelli sono molto divertenti.

Godetevi quindi il video (mi raccomando tutto; alla fine arriva anche la famosa gallina) e poi diffondetelo!!! Sì, diffondete, per favore, queste conoscenze, affinché nessuno debba più tremare alla lavagna e sudare 7 camicie… e mangiare poi 70 biscotti a casa per seppellire la frustrazione di “essere un asino/a in matematica!”.

post scriptum:
Se poi avete figli già grandini e vi piace la natura, guardatevi insieme a loro questo piccolo video e ammirate la sequenza di Leonardo Fibonacci, una delle meravigliose regole di Madre Natura.