Fuori è troppo caldo… stavolta non vi voglio affaticare con un post lungo. Ma stuzzicarvi invece nel cervello e nel cuore, sì!

uomo e donna

Vi piacciono i Dizionari!? Roba da scuole medie, mi direte :-) A me fin da bambina piacevano moltissimo; oggi amo soprattutto quelli di etimologia; il mio preferito è l’Ottorino Pianiggiani (che esiste anche online in una bellissima versione vintage). Ho anche una spietata passione per i sinonimi e i contrari; servono ad allargare il proprio orizzonte linguistico, e non solo, come vedrete.

Alcuni giorni fa ho fatto un gioco che ripeto ogni tanto. Cerco, in un sito o nell’altro, quasi sempre le stesse parole:
1) uomo
2) donna

Facile con internet: basta un click! Questa volta l’ho provato con il Dizionario Treccani online, e devo dire che il risultato mi ha sconvolto non poco, visto che si tratta dell’Enciclopedia italiana più importante. Valutate voi stessi: bastano due click.

Mi sono poi chiesta chi sono gli autori di questi due testi. Quando hanno redatto questo elenco di “sinonimi” hanno immaginato le loro donne, figlie, madri, zie, sorelle, compagne di scuola e di lavoro, la fruttivendola, la postina, le dottoresse negli ospedali… l’elenco completo potrebbe fare il giro della terra, lo lascio immaginare a chi legge.

Per ora non voglio fare altri commenti, ma mi piacerebbe moltissimo sentire le vostre considerazioni. Magari ne esce una discussione fruttuosa.
donna: http://www.treccani.it/vocabolario/donna_(Sinonimi-e-Contrari)/
uomo:  http://www.treccani.it/vocabolario/ricerca/uomo/Sinonimi-e-Contrari/

“Cerco di osservare ciò che ho sempre sotto gli occhi: il giardino di casa, la strada. E tutto mi sorprende”.
Johann Wolfgang von Goethe

“Le forze eruttate dalla psiche collettiva portano confusione e cecità mentale”.
C.G. Jung

“Tutto ciò che degli altri ci irrita può portare alla comprensione di noi stessi”
C.G. Jung

Per chi non avesse ancora visto il filmato integrale (dura ca 24 minuti) di Lorella Zanardo “Il corpo delle donne”: obbligatorio a mio avviso per tutti.

Aggiornamento:
16 Luglio 2014

Carissimi lettori, carissime lettrici,
come anche proposto in diversi vostri commenti ho fatto una comunicazione alla redazione della Treccani.
Per chi avesse interesse riporto qui per intero lo scambio di mail.
La lettura (lunghetta) a mio avviso merita.

Ringrazio anche in questa sede la Redazione Treccani per la veloce ed estesa presa di posizione.

mail alla redazione della Treccani del 8 Luglio:

Gentilissimi Signori e Signore,
buongiorno.

Sono affezionata lettrice di enciclopedie e dizionari.
Per caso mi sono imbattuta nella vostra voce “sinonimi” nella Barra Principale del vostro sito, indagando sulla parola “donna”. Non potevo credere ai miei occhi; leggo e rileggo i sinonimi, che al 90% sono varianti del termine “prostituta”. http://www.treccani.it/vocabolario/donna_(Sinonimi-e-Contrari)/

Per confrontare, ho quindi cliccato alla stessa voce il termine “uomo”… ma che differenza di trattamento! http://www.treccani.it/vocabolario/uomo_(Sinonimi-e-Contrari)/

Francamente mi ha disturbato non poco… così ho scritto un piccolo post sul mio blog e ho chiesto ai miei lettori di commentare insieme questa scoperta.

Con la presente sono a chiedervi di provvedere a modificare questo elenco inadeguato ed indecente appena possibile; anche perché contrasta assai con il resto della bella impostazione moderna del sito della Treccani.

Se gradito, prendete nota del mio “piccolo sondaggio sul web”: i commenti sono a mio avviso molto interessanti nonché istruttivi e costruttivi.

Sono medico, ho 57 anni, nata in Germania, vivo da oltre 35 anni nel Belpaese.
In attesa di vostro gentile riscontro.

Cordialmente,
Sabine Eck

Argh!

risposta della Treccani, 10 luglio

Gentile Sabine Eck,

a nostro parere va fatta una premessa alla valutazione delle voci donna e uomo nel Vocabolario Treccani – Sinonimi e contrari.

Ogni opera dell’ingegno umano – dunque anche un dizionario o un’enciclopedia – esprime, volontariamente ma anche involontariamente, una visione della realtà. Là dove c’è parola (e definizione di parola), c’è un’interpretazione del mondo. Basti un esempio limite: nelDizionario scolastico della lingua italiana di G. M. Gatti, pubblicato a Torino dalla editrice SEI nel 1938, “XVI anno dell’era fascista”, così viene definito fascismo: «s. m.movimento politico italiano creato da Benito Mussolini e diventato, per il genio del Capo, il sangue degli Eroi, la fede degli Italiani, organizzatore della Nazione e dottrina universale dell’ordine e dell’autorità dello Stato».

La visione della realtà può essere totalitaria e totalizzante, come nel caso del Dizionario scolastico succitato, che intende rendere ragione di un’ideologia di Stato; in tempi e cultura di democrazia, invece, il dizionario potrà risentire dell’orientamento ideale, politico, culturale di chi lo dirige, di chi lo scrive e di chi lo pubblica, nel senso che potrà essere più o meno aperto all’accoglimento di parole nuove o dei forestierismi; più deciso nel tagliare i rami della tradizione, eliminando dunque le parole antiquate o disusate; più attento e sensibile nel rivedere e soprattutto aggiornare l’apparato fraseologico di esemplificazione di ogni singola accezione di un vocabolo, proprio perché in questa zona dell’articolo lessicografico, di solito – più ancora che nelle definizioni –, si annida l’ideologia o la visione della realtà di chi compone l’opera, una visione che talvolta può pesare come un cristallizzato sedimento del senso comune, il quale è di per sé conservatore.

Nel Dizionario scolastico succitato, s. v. donna, sin dall’inizio e senza necessità di commento, gli esempi configurano un’immagine della donna esclusivamente come essere casalingo e di modeste mire intellettuali: «la Maria è una buona d. da casa (brava massaia); d. di servizio (domestica); d. di cucina; son lavori da d. (che devon esser fatti dalle donne); son pettegolezzi da d. (fatti da donne)».
Ora si confronti quanto appena letto con la voce donna del Vocabolario Treccani.it. Qui, per ragioni di spazio si cita soltanto una piccola parte dell’accezione 1a: «[…] Si contrappone a uomo in espressioni come: voce di donna; scarpe, abiti, borse, orologi da donna (nelle quali si alterna, spesso con da signora o con l’agg. femminile); il carattere, la sensibilità, l’intuito della d., ecc., dove il sing. donna ha in genere valore collettivo, ch’è ancora più marcato quando donna viene assunto a rappresentare l’intera componente femminile della società: i diritti della d.; l’emancipazione della d.; i movimenti per la liberazione della donna».

Come si vede, acqua sotto i ponti ne è passata. La lingua è cambiata, nel senso che nel suo uso espressioni come quelle che chiudono la citazione segnano tempi e condizioni diverse dal passato. La lingua cambia perché cambia la società. Ciò detto, va sottolineato che l’impulso a una valutazione aggiornata della lingua, in quanto organismo in movimento e sismografo di mutamenti captati dalla società, può trovare conforto anche nella formazione culturale e civile dell’équipe lessicografica e di chi la dirige. In tal senso, la verifica e la cura delle definizioni e delle fraseologie nella III edizione cartacea delVocabolario Treccani (riversata poi on line e da quel momento continuamente implementata) può aver ricevuto uno stimolo più acuto anche dal fatto che a dirigere tale edizione è stata una donna, una lessicografa di vaglia e di nome come la professoressa Valeria Della Valle.

Questo però non significa che chi dirige e compila un dizionario di lingua non debba fare i conti con ciò che è stabile e durativo nell’uso reale della lingua. Anzi: deve farlo. Ciò che il lessicografo non può invece fare è di intervenire nella realtà della lingua espungendo gli elementi (le parole, le locuzioni) esistenti che dispiacciono in quanto espressioni di unarealtà (modi di pensare, comportamenti, azioni) criticabili, negative, tristi. L’accezione e di donna si apre in questo modo: «e. Con accezioni partic.: d. di mondo, che frequenta ambienti mondani e ne conosce gli usi, gli aspetti e i difetti, in passato, cortigiana; d.pubblica, d. di strada o di giro o di marciapiede, d. di malaffare, d. di mala vita, prostituta; ha spesso lo stesso sign. anche buona d., spec. nella espressione offensiva figlio di buona d.».

Una cosa sono le parole, una cosa sono i referenti reali che stanno dietro alle parole. Un dizionario della lingua si occupa di registrare tutto ciò che più comunemente è espresso dalla lingua realmente in uso (oggi e, in misura variabile, anche ieri). Si occupa di registrare le parole e di definire ciò che le parole significano quando vengono usate da parlanti e scriventi. Dunque, l’ideologia di un’opera sarà espressa dalle scelte cui è stata improntata l’opera stessa, ma i modi per coglierla non saranno così facilmente visibili (a parte il caso del Dizionario scolastico scritto sotto un regime fascista), perché progressisti o reazionari, nazionalisti o internazionalisti, credenti o atei, femministi o maschilisti, i responsabili e le responsabili, i compilatori e le compilatrici di dizionari scelgono di sottostare al vincolo deontologico di registrare gli usi reali e vigenti delle parole che circolano nelle comunicazioni tra persone. Anche quando le parole dispiacciano, in quanto dispiace la realtà che le muove. In questo senso, un’occhiata al Grande dizionario dei sinonimi e dei contrari della Utet, alla voce donna, permetterà di vedere quanto di comune, nella sinonimia, v’è tra l’opera della Treccani e quella della Utet.

In particolare, andrà sottolineato con forza che nei Sinonimi e contrari l’impressionante filatessa di attributi negativi relativi a donna ‘prostituta’ (per semplificare) non dipende certamente da un presunto giudizio sulla realtà della donna, ma dal fatto che le espressioni messe a sottolemma («buona donna, donna da marciapiede (o di malaffare o di stradao di vita o, eufem., di facili costumi) →») rimandano, nel repertorio sinonimico della lingua italiana (e non nella fantasia dei lessicografi) a tutti quei sinonimi poi puntualmente elencati. Il dizionario non fa che metterli a disposizione come documenti di un uso effettivo della lingua. A partire da questa documentazione, poi, è possibile, legittima e giusta ogni discussione “extra-dizionaristica” su quanto, come e perché parlanti e scriventi oggi abbiano a disposizione e, ahimé, spesso, adoperino, a sproposito e in modo offensivo e lesivo della dignità di ogni donna, i termini suddetti.

Egualmente importante è constatare come un dizionario non possa ancora rispondere affermativamente, oggi, al quesito se inserire espressioni “positive” come donna d’affari,donna di Stato e simili, in quanto queste locuzioni non trovano (ancora) riscontro in un uso effettivo e consolidato di espressioni del genere. Espressioni che pure avrebbero tutta la possibilità di essere adoperate, visto il peso sempre maggiore della donna nella società e la sempre più frequente presenza femminile ai vertici delle istituzioni, delle aziende, ecc. Chi non adopera queste e altre espressioni con riferimento alle donne e perché? Politica,media, ma anche società, cioè noi o, almeno, la gran parte di noi.

La Treccani, anche attraverso il suo Portale, non manca di intervenire, sempre con taglio scientifico, mai scevro però dall’innesco del dibattito civile e culturale, su temi come la lingua italiana e il genere femminile o il sessismo nella lingua (si veda questo Speciale). In quest’altro, recente, articolo, si parla dei nomi di mestiere in relazione al genere e al sesso femminile. Il dibattito sulla lingua è parte del DNA della Treccani. Sollecitazioni come la sua (e dei sottoscrittori di post nel suo blog), gentile Sabine Eck, non possono che fare bene, anche quando, attraverso opportune precisazioni, portino a un dialogo critico e costruttivo, all’interno del quale è stimolante stare e al quale evidentemente non solo non ci sottraiamo, ma intendiamo partecipale in prima fila, consapevoli che lo scambio rispettoso di idee anche diverse è un bene prezioso, in un’epoca segnata dal corrivo ricorso a urla, schiamazzi e pregiudiziali dimostrazioni di disconoscimento della dignità dell’interlocutore (e capita troppo spesso che il cattivo esempio venga dall’alto).

La ringraziamo per la sua gentile attenzione e le inviamo i nostri più cordiali saluti.
Segreteria Redazione Treccani Online

mail da parte mia, dell’11 Luglio:

Gentile Redazione,

la mia intenzione certamente non era quella di tirare le orecchie alla Treccani… (o forse… un pochino sì) e me lo si perdoni; ma lo faccio in quanto appassionata studiosa del ‘principio femminile’ e delle sue infinite virtù, pur conosciute e applicate nel quotidiano italiano (mamma, mammona, fata, santa, crocerossina, maga, saggia, benefattrice, infermiera -eufem.-, donna tuttofare, serva, insegnante, segretaria della famiglia, nonché tassista, per nominare solo alcuni dei numerosi termini attualissimi e usatissimi nel lessico femminile: basta ascoltarli al bar…).

Sarà perché sono nata nel profondo Nord Europa e perché ho del sangue celtico nelle vene, ma qualcosa non va in questo elenco monocromatico… a mio avviso nemmeno più tanto attuale e quindi non più rappresentativo: ovvero, si dovrebbe aggiornare almeno dall’altra parte (quella maschile) e mettere parole come puttaniere, donnaiolo, libertino, dongiovanni, latin lover, magnaccia, e altre figure complementari alle ben presenti Signore Prostitute nel quotidiano.

La medaglia ha sempre due facce, e la prostituta ha almeno un cliente al dì, anche perché altrimenti non mangia…

Senza voler insistere più di tanto, sarebbe veramente bello vedere l’elenco “donna” ampliato di termini comunemente usati ben più propositivi e/o più simpatici, altrimenti si rischia che quando uno straniero consulta la “voce sinonimi”, pensi che gran parte degli italiani considerino una “prostituta” ogni essere femminile che incrociano: e voglio ben sperare che non sia più così.

Ma in tutta verità credo che qualunque aggiustamento si apporti di qua e di là ad entrambi i termini ‘uomo e donna’ sia comunque insufficiente…

Essendo l’uomo e la donna, insieme, le due colonne portanti di una società moderna (ora in vorace e compulsivo movimento e mutamento) si potrebbe trovare una strada integrativa e innovativa: istituire, per esempio, un convegno perenne (in parte on line, in parte classico, avvalendosi periodicamente delle aule dell’Università) dove avvengono incontri di scambio fra neo-laureati e veterani esperti, scrittori e scrittrici, tutti rigorosamente appassionati della vostra meravigliosa lingua italiana, che si muove da secoli in quel grandioso arco che si articola “dalle stalle alle stelle e viceversa”; lavorando magari proprio su questi due termini archetipici, uomo e donna, perché proprio loro sono gli indiscussi “giardinieri permanenti di ogni lingua”.

Sarebbe come una dotta nonché rustica “pasta madre”, che cresce con generosità per essere poi condivisa e assimilata da tutti. Così l’Italia potrebbe far vedere ancora una volta, che quando ci si mette, è la migliore.

Le mie parole sono dirette e scaltre, ma questo è il mio stile: nel mio lavoro quotidiano, infatti, sono abituata ad andare al sodo (mi sono diplomata al liceo scientifico/linguistico -lingue moderne-)… in tal senso sono in sintonia con Ludwig Wittgenstein quando afferma: “Qualunque cosa, che può essere detta, può essere detta in modo chiaro”

Amo l’Italia, questo strano Paese, amo la sua incredibile storia e le sue storie, la sua cultura, le sue arti; ma quando all’estero mi chiedono di descrivere il Belpaese, non mi resta che dire (anche per tagliare corto) che “L’Italia è una sorta di ombelico del mondo, dove vi si trova il meglio e il peggio”.

La grande casa di Dante, spesso e forse ancora, è per habitué nel Purgatorio:
“Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello! ”

Dante è davvero un mito evergreen.

Saluto cordialmente e con simpatia la Redazione Treccani Online e ringrazio pure per le interessanti voci linkate sul tema Gender, che volentieri pubblico sul mio blog,

Sabine Eck

P.S.: chiedo, infine, il vostro permesso a pubblicare la vostra tempestiva e articolata risposta alla mia segnalazione sul mio blog, per poter dare la possibilità ai miei lettori di condividere questo scambio culturale nonché etico. Fatemi sapere, per favore, grazie.

risposta della Treccani, 14 luglio:

Gentile Signora Eck,
la ringraziamo per il suo riscontro e la autorizziamo alla pubblicazione della risposta sul suo blog.

Distinti saluti
Segreteria Redazione Treccani Online