“Che cosa sarà mai il nomadismo domestico?”, mi chiederete! Si tratta di una strategia educativa semplice ed efficace per preparare i nostri figli al domani, cioè a quando saranno più grandi, e si spera dritti sui propri piedi, anche perché noi — e immaginiamolo pure chiaramente — un bel giorno non ci saremo più.

Secondo la Legge i nostri ragazzi sono maggiorenni a 18 anni, anche se sappiamo fin troppo bene che a quell’età sono ancora piantine a legno verde, almeno da queste parti, dove vige un’educazione spesso iperprotettiva. Oggi desidero condividere con voi alcuni facili trucchi per crescere i vostri figli aperti e curiosi verso il mondo, capaci di adattarsi anche al nuovo e al diverso.

nomadismo domestico
Caspar David Friedrich, The wanderer above the sea of fog

Avete presente chi ancora all’età di 15 anni beve il solito latte, dalla solita tazza (quella col coniglio… o con la scenetta Disney) e mangia la solita marca di biscotti, davanti al solito cartone in Tv, con le solite raccomandazioni della mamma già stressata per la giornata che verrà!? Questa una volta si chiamava tradizione, ma altro non è, invece, che abitudini con esiti pratici più che discutibili.

Come ben sapete sono tedesca, nata e cresciuta nei fruttuosi anni ’50 (sinonimo di infanzia rustica). Sono donna curiosa, acuta osservatrice, e come forma mentis mi piace trovare soluzioni ai problemi.
In questi ultimi 4-5 anni ho maturato alcuni consigli che propongo a tutti i genitori con figli piccoli, e devo dire con ottimi feedback.
Quanto segue è già provato sul campo; del resto è confermato da molte famiglie che da sempre, per convinzioni o per necessità, praticano uno “stile di vita nomade” anche con bambini piccolissimi.

In sostanza si tratta di rompere alcuni schemi a mio avviso vecchi e polverosi: le cosiddette regole “normali” (la parola normale deriva da norma, che non è sinonimo di giusto!). Non vi mando a fare in giro per il mondo senza soldi con i bambini nello zaino, ma vi offro qualche consiglio terra-terra da applicare direttamente a casa vostra, poi da cosa nasce cosa.

In sintesi vi parlerò:

1) delle abitudini a tavola;
2) del posto dove si dorme;
3) delle vacanze;
4) delle feste per bambini.

Sono esempi intesi a stimolare la vostra capacità inventiva, poi applicabile anche ad altre situazioni. Mi dilungherò il meno possibile su ciò che avviene abitualmente riportando in proposito solo qualche parola-chiave in neretto all’inizio di ogni capitolo.

La famiglia a tavola
tv accesa, bimbi irrequieti, litigate, raccomandazioni di mangiare/assaggiare le verdure, pianti vari, la mamma a servizio di tutti.

Un mio consiglio dal cuore: niente TV (se riuscite *mai*) a tavola. È ormai risaputo che è diseducativa. La combinazione “nutrirsi + scene violente” produce effetti negativi notevoli sulla psiche dei bambini. Lo si vede a volte per strada: mentre due ragazzi se le danno di santa ragione, coloro che passano di lì e assistono alla scena, continuano a leccare il loro gelato indifferentemente… o riprendono il fatto con il cellulare.

Passiamo ai consigli: la tavola potrebbe essere decorata dai bambini stessi fin da piccoli a tema (coinvolgimento emozionale); vanno bene anche le macchinine che trasportano, per esempio, il barattolo delle olive. Il cibo dovrebbe venire distribuito su tante ciotole di vetro o porcellana, tipo tavolata da pic-nic; e niente “mescoloni” già pronti; ognuno dovrebbe prepararsi (se si tratta di un bimbo piccolo va aiutato, ovviamente) il proprio piatto in autonomia.
Il sugo dovrebbe essere separato dalla pasta, così come i vari condimenti, mi raccomando sempre tutti di qualità, come olio, sale integrale, aceto, limone, capperi, olive, acciughe, gomasio, tahin, tamari, semi tostati, spezie, e via dicendo.

Con i ragazzi grandi si potrebbe istituire una “pesca di biglie colorate” (in un sacchetto) per decidere chi sta seduto dove per quella giornata: ai bambini piace moltissimo, e così pure noi adulti usciamo dai binari delle vecchie abitudini.
Apparecchiare, lavare, o altre mansioni: sempre a pesca di biglie! Pensate alle dinamiche emozionali (uhh, che rabbia!) se si deve sparecchiare 3 volte di fila… ma ha deciso il gioco! E impariamo ad accettare che non sempre tutto è distribuito in maniera equa.

Se date il buon esempio fin da subito i bambini vi imiteranno: lavare i piatti con musica cubana (o quel che vi piace), ruotando il bacino a ritmo, cantare durante i lavori, onorare l’acqua e il fatto che siamo ricchi (!) avendo a disposizione acqua potabile a litri e litri dal rubinetto di casa (e pure calda), per nulla scontato in altre vaste parti del mondo.

Circa la TV… è difficile, lo so. Ma provate almeno per un mese (fioretto a favore della Madonna?). Se dopo questo periodo ne soffrite, allora siete probabilmente irrecuperabili e già schiavi a vita di quella scatola. Ricordatevi però che in TV si osserva la vita degli altri; mentre la vostra passa, passa… e passa.

Su come comportarsi a tavola con i bambini in età di svezzamento, leggete alcune considerazioni in questo mio post pubblicato qualche tempo fa sul pasto nudo.

Dove dormire stanotte
Riti precoci e rigidi per abituare i bimbi di pochi mesi a dormire da soli nella propria cameretta, bambini che dormono per anni con i genitori nel lettone, bimbi già scolarizzati che soffrono di insonnia, mamme esaurite con la periartrite alle spalle perché i bimbi dormono solo in braccio… e così via.

In natura non esistono case con la chiave, o con l’antifurto. Di notte girano i predatori. Quindi, i vostri figli (l’istinto dice loro: “Senza mamma muoio”) si svegliano per controllare se sono protetti in caso di pericolo.
Se un bimbo di pochi mesi si sveglia nella culla e si riaddormenterà subito se lo portate con voi nel lettone signfica che è tutto a posto; nel senso che voleva stare con voi e basta.

Ricordatevi comunque sempre che i bambini durante la notte crescono… ciò li può disturbare parecchio. Ad esempio avviene l’allungamento delle ossa, la discesa dei denti, e non sono semplici passeggiate! Quindi 2-4 risvegli notturni sono del tutto normali. Regola d’oro: i bambini si coccolano molto da piccoli… e molto meno da grandi; a meno che non siano loro a volerlo espressamente.

Trovo assurdo voler abituare dei lattanti alla propria cameretta, e a 15 anni chiamarli 3 volte nel pomeriggio, solo perché sono dall’amichetto a pochi isolati più in là… O peggio ancora durante la vacanza-studio a Londra (a 16-17 anni) fare loro delle telefonate di mezz’ora più volte al dì.

Per il momento del sonno ho la seguente proposta collaudata: sistemate in ogni camera letti doppi o ad una piazza e mezza, a seconda dello spazio. Va bene anche un materasso per terra (isolato bene sotto con sughero, o lana, o altro). Poi si procede al “nomadismo”. Ovvero quello dei due genitori che deve lavorare di più ha il diritto alla camera da solo; l’altro genitore porta il bimbo o i bambini nella tana multipla. Poi durante la notte gli adulti possono benissimo tornare nella propria camera da letto, a seconda di come procede. Le notti non sono quasi mai tutte uguali, con poche eccezioni, ovviamente. In questo modo il bambino passa dalla culla direttamente al letto grande. Il lettino con le sbarre usatelo per… imprigionare i peluches :-).

A chi critica questo metodo faccio ragionare sul fatto che gli extra-comunitari che vivono in Italia appartengono spesso a famiglie numerose, quindi nessuno di loro ha una propria camera: i loro figli non mi sembrano affatto viziati o ansiosi, o dipendenti dalla mamma, o incapaci di stare da soli in una stanza. Tutte caratteristiche che troviamo invece frequentemente nei nostri ragazzi italiani.

Se non lo conoscete ancora, leggete il bellissimo libro di Jean Liedloff Il concetto del continuum: vi apre il cuore della comprensione profonda.

C’è anche il vantaggio che, se ci sono ospiti in casa, avrete sempre dei letti da offrire. Fa molto bene ai bambini vedere a casa spesso degli ospiti, o essere ospitati da amici, magari dormendo in terra su materassi di fortuna; così si abituano ai tanti metodi possibili esistenti; come è pure bello e divertente farsi una notte in nave, o sul treno Bologna-Lecce, ad esempio; tutto è questione di abitudine.

Il regalo sicuro che gli farete in questo modo è una grande capacità di adattamento; ammesso, ovviamente, che voi stessi manteniate la calma durante questi viaggi, e non vi stressiate a dismisura, e che riusciate ad affrontare eventuali disguidi ed imprevisti con creatività e ironia. La vita del resto è proprio un’avventura, ed è meglio fare un po’ di allenamento fin da subito. Se siete cresciuti nella bambagia delle abitudini sarà un po’ difficile inizialmente; magari affidatevi ad amici più esperti di voi.

Io credo che i nostri figli non avranno da grandi un lavoro fisso per 20 anni, e non penso che ci sarà ancora l’uso di stipulare un mutuo di 30 anni per la casa. Piuttosto credo che saranno un po’ nomadi. Spesso con la valigia a portata di mano. Noi (quelli della la mia generazione) siamo stati educati ad “avere”: possedere, fare un buon matrimonio, possedere una bella casa di proprietà, aquistare l’auto importante, comprare vestiti alla moda, collezionare titoli di studio, riconoscimenti sociali, eccetera.

Visti i tempi odierni è ora di cambiare rotta, ed educare i figli all’“essere”. A saper comunicare con tutti, il barbone e la persona “importante”; a conoscere le lingue straniere, e ad avere capacità multiple manuali e intellettuali, sì, a saper usare anche le mani: lavare i piatti, riparare una bici, spaccare la legna, piantare un chiodo nel muro, e molto di più ancora. Insomma, sapere come funziona il mondo e saper mettersi in gioco a seconda delle situazioni.

In questo momento vedo una generazione di giovani e adulti che si allenano a spingere dei bottoni: computer, cellulari, tablets, telecomandi, bancomat, videogiochi, navigatori satellitari, microonde, lavastoviglie, e via dicendo. Non attaccatemi… so bene che ci sono anche bellissime eccezioni. E meno male :-)

Dobbiamo smettere di essere ciò che facciamo, e cominciare a fare ciò che siamo. Questo concetto l’ho rubato in un bell’articolo su questo blog molto interessante che vi consiglio di approfondire e seguire.

Le vacanze
Solita spiaggia, solito ombrellone, solito albergo, solito bar, solito “gardaland e simili”; viaggi transatlantici di 10 giorni con bimbi di pochi mesi; ma anche visite stressanti nei fine settimana nelle città europee con lattanti.

Che dire? Ci vuole parecchio buon senso anche in questo caso. Preferite sempre luoghi molto semplici e naturali: agriturismi, campeggi (si può anche affittare un bungalow per chi non ama la tenda), ricettività familiari come si trovano in Alto Adige presso fattorie o maneggi.

I bambini devono conoscere la natura, soprattutto nei primi 7 anni. Sedersi nudi nella terra bagnata, mettere i piedi in un ruscello, toccare un coniglio, pestare la cacca delle galline… e mangiare la frutta direttamente dall’albero, giocare con l’acqua, con i bastoni, la sabbia, la terra, le pigne; sperimentare che il proprio corpo è vulnerabile. Affrontare quindi le ferite provocate da un sasso o dalle spine, punture di formiche di bosco (quelle tremende rosse, avete presente?); imparare come gestire le ginocchia sbucciate, cadere dalla bicicletta… tutte cose che non si imparano sui libri, né si recuperano a 20 anni. Se queste situazioni non si propongono nei primi 8-10 anni di vita, è dura… in seguito preferiranno “play station” e televisione.

Nei primi 5 o 6 anni di vita conviene avere due, al massimo tre posti di riferimento per le vacanze. Ai bambini piccoli piace tornare dove sono già stati, ed esplorare ogni volta una cosa in più, sfidando la propria curiosità sempre più coraggiosa.

I compleanni
Coca, fanta, patatine, pizzette, dolci firmati, torte rosa-shocking, urla, pianti, stress, clown di turno, truccatori, maghi, McDonald’s & Co, montagne di regali inutili e spesso doppi.

Provate a uscire anche qui dagli schemi. Come?
Mettetevi d’accordo con le altre mamme per *un* regalo intelligente (e mai costoso) dove il contributo a famiglia non dovrebbe superare i 5 euro. Abituate i bambini a ricevere regali importanti solo a Natale e per il compleanno. Ricevere regali sempre durante tutto l’anno (dal tabaccaio, giornalaio, supermercato, dai nonni, amici e zii) è come mangiare i tortellini ogni giorno: provoca nausea e noia.

I bambini hanno bisogno sopratutto di materiale grezzo/naturale/semplice per giocare: sassi, bastoni, stoffe, corde, cartoni, teli, cuscini, sgabelli; magari qualche dinosauro o animali della fattoria. Il resto è fantasia (televisione autoprodotta: immagini interiori). Mi rendo conto che non è facile, ma vi assicuro che non è impossibile.

Se vostra figlia di 5 anni vuole, o riceve, una Barbie, proponete almeno di farle fare una passeggiata a piedi nudi nel prato e un bagno nel secchio, o di vestirla con vestiti autoprodotti. E se vostro figlio di 7 anni riceve il robot con le batterie, mettete a sua insaputa batterie quasi scariche, o lasciate che lo smonti a pezzi. E poi portatelo con la bicicletta nella discarica nel reparto plastica, e andate a comprare (o a costruire, magari insieme, o con un falegname) una bella spadina di legno come alternativa.

Questi due esempi possono sembrarvi stupidi e semplicistici, ma vogliono dimostrare che si può uscire dalle solite regole. Un gioco è utile o meno a seconda della contestualizzazione. Cercate di fare delle scelte oculate: meglio scegliere materiali diversi che giochi già pronti: è per il loro bene futuro.

Organizzate i compleanni dei vostri figli a casa vostra: finchè non vanno a scuola bastano 3-4 amichetti. Dalla prima elementare si può fare con i compagni una gita nel parco, una camminata verso un castello, una visita in un museo di minerali, un pomeriggio in campagna, preparare la pizza insieme a casa.
Per quanto riguarda il cibo non sarebbe male uscire dagli schemi classici e offrire una bella macedonia, o una torta semplice alla frutta, o una ciambella, acqua(!) e qualche succo di frutta, o tisana per bambini.
Difficile? No, non è difficile. Dobbiamo solo superare la pigrizia, la paura di essere visti come strani, e affrontare la propria “follia normale”.

Adesso siamo in febbraio; è freddo e umido. Organizzate degli happening in vasca da bagno con 2-3 bambini… e 3 squali o 3 paperine da spiaggia. Un’autentico bagnetto marino se mettete il sale marino integrale ovviamente. E dopo, una bella tisana con limone e pizzette fatte in casa.

Per chiudere vi ricordo le famosissime parole, tratte da “Il Profeta” di Khalil Gibran, sui figli.

…e una donna che aveva al seno un bambino disse: parlaci dei figli. Ed egli rispose:

I vostri figli non sono figli vostri… sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perchè la loro anima abita la casa dell’avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perchè la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L’Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi tiene tesi con tutto il suoi vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell’Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l’arco che rimane saldo.