“Tutto è anche altro”… questa espressione aperta, essenziale e pura come l’acqua è una piccola citazione dalla prefazione del saggio Antropologia dell’acqua di Anne Carson, edizioni Donzelli.
Me l’ha segnalata Rossella… e l’ho subito assimilata come un’ Ambrosia Celeste, in quanto riassume il mio modus pensandi degli ultimi anni.

Il fulcro della frase è il termine anche,

che ci invita appunto a cercare altri focus di una medesima questione!

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Spesso, in ambulatorio, chiedo ai miei pazienti, sollevando il mio timbro autoinchiostrante (che parolona tecnica!): “Che cosa potrebbe anche rappresentare questo oggetto!?” Intendo funzioni semplicissime del tipo: un ferma-carte, un ferma-porte, un acchiappa-ragno…, oppure un pezzo da costruzione per fare una torre, o ancora un pilastro di fortuna per costruire uno scivolo per far correre una macchinina giocattolo o una biglia colorata…
Siamo (quasi) tutti abituati e indottrinati ad avere un’unica definizione sulle cose: quella più comunemente citata, quella cosiddetta “normale”, che non significa comunque ‘unica’ e soprattutto che non significa ‘assoluta’!

 

 

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Siamo per esempio abituati a dire: “Ho preso un raffreddore”, “Ho preso freddo”, “Ho preso un virus”, proprio come se fosse ‘merce’ appena acquistata. Invece si potrebbe anche dire: “Sono raffreddata”, “Non sento gli odori del mondo”, “Sento il naso tappato”, e via immaginando…
Quale differenza ci sarà mai, mi direte, visto che pur sempre di un raffreddore si tratta, o no!? Allora vi chiedo: “Secondo voi è la stessa cosa dire “Ho un tumore”, piuttosto che dire “Mi sono ammalato di tumore”? Oppure utilizzare un’espressione ancora più enigmatica: “Ho incontrato un maestro misterioso” o “Ho deciso di decifrare un geroglifico(tumore) sconosciuto”.
Se osserviamo con attenzione le varie definizioni, scorgiamo differenze assai importanti. Ragionate, per esempio, sull’immensa differenza fra avere ed essere.
Il focus cambia completamente. Personalmente preferisco sottolineare sempre di essere malata, in quanto esprime chiaramente la mia co-responsabilità.
Se invece ho una malattia si tende a dare facilmente la colpa a qualcun-qualcosaltro, al di fuori di noi: all’aria condizionata, a un germe, a qualche gene impazzito, a un amico influenzato, eccetera.
Seguendo i mainstream si ha la sensazione che altro non siamo che vittime sfortunate e ignare dei mali di turno… Invece, intimamente intuiamo (se ci ascoltiamo…) che così non è affatto, anzi… sotto-sotto abbiamo proprio la sensazione che sia il nostro modo di essere che ci ha fatto ammalare, quindi possiamo scegliere di esprimerci anche con una descrizione tutta nostra, personale ed intima del “nostro non stare bene” appunto.

 

 

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In ambulatorio chiedo spesso ai bimbi di disegnare un albero… e mi stupisco del fatto che cerchino con insistenza il colore marrone… e se non trovano il colore “convenzionale” restano lì, confusi, perfino afflitti. Altre volte sono scocciati perché non riescono a iniziare il disegno richiesto, dicendo: “Senza il marrone non posso fare l’albero!!!” Come se non fosse possibile creare un albero diversamente…., partendo magari dalla chioma, oppure usando altri colori, facendolo tutto arancione o blu, come avrebbe fatto il geniale Chagall.
Sarà forse colpa della scuola e di certi tipi di genitori e nonni, che indottrinano figli e nipoti fin da piccoli che gli asini verdi non esistono? O che ovviamente le case non possono volare!?… E se invece l’aereo fosse una casa volante!?… E se la macchina del papà fosse una casa su quattro ruote?
E mi domando: come avrebbe reagito il mitico Gianni Rodari se un bambino di prima elementare avesse disegnato un asino verde! Probabilmente avrebbe espresso un gran stupore e manifestato un vivo interesse… e avrebbe chiesto dove si sia nascosto l’asino viola… e quello a righe… e quello a pois… e quello a mille colori… e quello travestito da tigre! Poi avrebbe creato una filastrocca insieme ai bambini stessi, sugli “asini super-strani, super-sani… sempre-solari”. Non avrebbe mai sentenziato che l’asino verde non esiste… e che per diventare grandi bisogna essere realisti… e che nella vita ci sono delle regole ben precise e tante norme, tutte certificate e misurate… e che è ora di smettere di comportarsi come bambini piccoli.
Ehhh,… la scuola. Ma non è della scuola dell’istruzione che voglio parlarvi in questo post, ma piuttosto della “scuola della vita”, dove ogni tanto e per fortuna qualcuno esce dalle “norme”… e si permette, ad esempio, di guarire da una malattia grave o di vivere in modo diverso rispetto al normo-consumatore (e delle sue normo-lamentele)…, o suonare il pianoforte come nessun altro si sognerebbe, oppure di vivere in una casa di paglia, o ancora di girare il mondo per un anno intero con tanto di figli…, oppure, oppure, oppure.

Ho conosciuto molte persone che attraverso un percorso estremamente individuale e creativo, quindi del tutto soggettivo, sono guarite da patologie classificate “inguaribili”, adottando una visione Altra sul loro problema. Non hanno cioè percorso la via pre-tracciata e sono guariti contro ogni regola… Ho notato che quasi tutte hanno spostato il focus dalla malattia alla loro stessa persona: ovvero si sono chiesti sinceramente: “Cosa sto a fare qui?”, “Cosa desidero fare da grande?”, “Quali sono i miei sogni?”, “Cosa amo di più nella vita?”.
Ognuna di loro ha trovato risposte proprie, e ‘il guarire’ è stato quasi una sorta di effetto collaterale.
Non si riesce a trovare un vero e proprio metodo sicuro di guarigione se non osservando la propria malattia con occhi soggettivi, trattandola come un geroglifico da decifrare, un enigma da risolvere ad personam, un messaggero della propria anima da ascoltare…
Immaginate per un attimo che il vostro corpo funzionasse sempre alla medesima e perfetta misura come un orologio svizzero: siete felici e il corpo funziona; siete tristi, e il corpo funziona; avete perso una persona carissima, e il vostro corpo funziona; vivete contro le vostre convinzioni, e il corpo funziona; siete a 5 minuti dalla vostra fine… e il corpo funziona; già, fino alla fine, proprio come l’orologio svizzero. Poi, da un secondo all’altro smette di funzionare e… zacchete! siete morti, senza transito, semplicemente perché l’interruttore è “off”.
Mi vengono i brividi a immaginare la mia esistenza così.
Per quanto la sofferenza sia il più delle volte davvero pesante e mal sopportabile, si percepisce comunque un senso in essa, da scoprire, da esplorare, da ricercare, qualcosa di misterioso che ci riguarda: noi stessi.
Non posso io darvi una spiegazione scientifica, ma ho imparato nel mio lavoro come anche nella mia vita che le nostre sofferenze hanno a che fare direttamente con noi, con la nostra personalità, il nostro ego, il nostro rapporto col mondo.
Del resto non è certamente facile vivere ed esprimersi in coerenza fra PENSARE-SENTIRE-AGIRE come fanno invece naturalmente i bambini piccoli, oppure… certi “matti di paese”.
Sarà un caso che nell’antica Grecia il Saggio era considerato un “bambino consapevole”?
Il dis-allineamento fra il pensare, il sentire e l’agire è forse una delle radici più profonde della maggior parte dei morbi dell’uomo moderno,… se escludiamo ovviamente le patologie da mal-nutrizione e i disagi socio-culturali.

Ma qui entriamo già nel vivo dei prossimi post che vi scriverò sulle radici della salute.
Infatti, quest’anno ho maturato una decisione importante: diffondere le conoscenze più semplici come appunto il sistema della saluto-genesi.

Siamo cresciuti e abituati a pensare che “le malattie si mangiano la nostra salute”, ma io ho voluto spostare il focus:

 

La salute si mangia le malattie

 

Come d’abitudine vi lascio di seguito qualche piccola indicazione pratica:

1) Scrivete il titolo del post: “Tutto è anche altro” su un foglio bello grande, scrivetelo a mano, magari colorato…, date risalto al termine anche (magari con un colore particolare).
Appendetelo in un luogo ben visibile: sullo sportello del frigo, nell’ingresso di casa, sopra la vostra scrivania, accanto al letto, sul cruscotto dell’auto…

2) Interiorizzate il contenuto e cercate di applicarlo nel vostro quotidiano con qualsiasi oggetto e con le infinite situazioni che vi attendono.

3) In fondo si tratta di esercizi pratici sul concetto della metamorfosi: tras-formare, cambiare focus, cambiare l’utilizzo. Sono piccoli passi verso la vostra individuale evoluzione, l’uscita dallo standard e dallo stato di homo-consumens.

4) Il filo rosso che conduce questo processo sarà il sentire del vostro cuore, l’amore e la passione per la vita e la vostra antica curiosità spontanea e innata, spesso persa per strada, schiacciata da razionalità, cinismo, ansia e depressione.

5) Solo il cuore può mettere in pace il pensare e l’ agire, troppo spesso in dissonanza.

E celebrate questo utile gioco con i vostri figli!… i quali spesso sono più bravi di noi adulti… almeno entro una certa età…, un po’ come  Albert  Einstein: sempre fedele alla curiosità purissima dei bambini:

“Non ho alcun talento particolare. Sono solo appassionatamente curioso.”

“La logica vi porterà da A a B. L’immaginazione vi porterà dappertutto.”

“Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la inventa.”

“Chi dice che è impossibile, non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo.”

“C’è una forza motrice più forte del vapore, dell’elettricità e dell’energia atomica: la volontà.”

“Non possiamo risolvere i problemi con lo stesso tipo di pensiero che abbiamo usato quando li abbiamo creati.”

“Fate domande semplici. Quando anche le risposte che ascoltate sono semplici, ascolterete un buon discorso.”

“Una persona che non abbia mai commesso un errore non ha mai cercato di fare qualcosa.”