Ultimamente mi capita di sovente di parlare dell’umiltà; nel privato, in ambulatorio e durante qualche incontro/conferenza.

Quando scopro/riscopro o rispolvero un termine mi butto a capofitto e scavo a fondo nelle sue viscere etimologiche.

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Ammetto, è una sorta di “fissa”: finché non assaporo bene la sua radice non mi sento in pace (ehm… sarà indice di una tendenza radicale).

 

Dovete sapere che ho studiato le lingue moderne al liceo; il latino e il greco mi sono diventati più familiari soltanto studiando l’italiano, e con la scoperta – grazie alla mia geniale amica friulana Chiara – del dizionario di etimologia Ottorino Pianigiani è nata presto la mia ossessione/passione per questa meravigliosa conoscenza.

Rimane un aspetto rustico: anziché consultare diligentemente (ehm!) il vocabolario mi butto a capofitto e a ruota libera, immaginando già cosa potrei trovare, applicando liberamente una sorta di “etimologia fonetica”, che non è una mia invenzione, ma che ho appreso da Joachim Ernst Berendt, musicista Jazz, musicologo, grande appassionato di musica etnica e studioso dei suoni del mondo, e delle parentele, appunto, fonetiche, delle parole nei canti antichi e meno antichi.

Quindi ho subito messo nello stesso brodo fonetico i seguenti termini:

humus (terra bagnata), uomo (essere umano), umido (acqua), umiltà.

WOW!!!

E in men che non si dica ho abbracciato l’anima del termine “umile”: essere come l’acqua, nel senso più nobile ed essenziale che si possa immaginare di questo elemento prezioso, ovvero: servire la vita!

 

Nessuno serve la vita come l’acqua e la sua “umiltà” è talmente eclatante che ci scordiamo sempre di nominarla.

Ora le anime classiche fra voi saranno già salite infuriate sui tavoli!

Umile NON c’entra con l’umidita!

La Eck non capisce niente! Orrore! Classicista della domenica!

Calma, calma!

Ammetto umilmente la mia infiltr-azione nel mondo classico a mò di acqua (l'”acqua non ha le ossa” mi hanno insegnato i vecchi qui in Valpadana).

Sul piano classico-classico vi dò in effetti ragione.

Ma il suono!

Umidità… umiltà… ecco, non mi pare tirato troppo per i capelli… poi ambedue i termini sono attratti dal medesimo polo: la terra.

 

L’ Umiltà fa riferimento nel suo significato etimologico al suolo, alla terra, alla semplicità, allo stare alla base ovvero allo stare sotto.

 

L’Umidità invece è indubbiamente riferita al contenuto di acqua, indispensabile come ben sappiamo, ma stranamente “nominata” solo quando è troppa (clima umido, annacquato, inzuppato, bagnato fradicio) oppure quando è troppo poca: (rinsecchito, arido, asciutto, vecchio, rigido).

 

Riuscite ad avvertire che quando l’acqua è presente nella “misura giusta” non la si nomina?!

 

Parlando di terra per esempio: è sottointeso che la terra sia umida (altrimenti sarebbe polvere, come quella della luna); pensate alla pasta madre: ovviamente contiene acqua, eppure non la percepiamo come un ingrediente serio come la farina, ma come una cosa scontata.

Fra amiche siamo magari in grado di discutere un’ora intera di come si fa un buon brodo… senza spendere una parola sull’acqua usata! (l’acqua di Lourdes, l’acqua del sindaco o del pozzo cartesiano oppure della fontanina in montagna). Ma se siamo precise precise abbiamo “discusso soltanto di due dadi da brodo”!

Quindi l’acqua viene tradizionalmente considerata e trattata come un’essere umile (almeno nel nostro linguaggio patriarcale gli spetta questa sorte sicura).

Per l’aspetto “intelligenza nell’evoluzione” dovete studiarvi Rupert Sheldrake

 

 

Visto da vicino il comportamento dell’acqua è comunque umile anche verso la vita. Oppure “vedete” l’acqua nell’elefante… o nella margherita, nel serpentello o nello scarafaggio? No, non la vedrete mai, anche se è senza dubbio la protagonista(!!!) assoluta (perfino ponderale!) in tutte le forme viventi, collegando letteralmente tutte le strutture con dolce mano umida/umile.

 

Fantastico, l’acqua è probabilmente la forma più umile su questo pianeta. Un potenziale insegnante inserviente misconosciuto. È nell’aria e non si vede, è nella terra e non si vede, se incontra il fuoco lo sposa… poi si trasforma in fumo.

 

Chissà se Aristotele sarebbe d’accordo?

 

Il liquido salvifico è ovunque, dà il colore al nostro pianeta (pianeta blu), la sua anima libera opera nei mari e nei fiumi e copre il 70% del nostro bel pianeta (stessa percentuale nel nostro corpo), si concede alla vis vitae, ma non si impone. Plasma la vita, ha un carattere duttile e nutriente. Si auto-rigenera e si auto-depura. Non muore mai: si ritira… ed entra in nuove forme dell’esistenza.

 

Niente male come metafora per entrare nel cuore dell’umiltà! Cosa vi pare?!

 

Se aggiungiamo che l’acqua è stata dalla notte dei tempi il simbolo del principio femminile, che nella medicina cinese viene associata al principio Yin (femminile), che nelle società matri-centrali i luoghi sacri erano le sorgenti, i laghi ed i fiumi… oggi il suo culto è forse meno appariscente, ma pensate ai pellegrinaggi a Lourdes e ad altri infiniti luoghi molto meno conosciuti.

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Giungo alla conclusione: pensatela come desiderate… lasciatevi un po’ andare a queste mie libere associazioni. Siate elastici, siate freschi, siate curiosi, siate limpidi.

 

Per me ho deciso: la parola umiltà ha un sapore di semplicità, di limpidezza, chiarezza… di necessità e di essenzialità.

 

Chi è umile serve la vita…

e di riflesso la nostra salute

 

Vi pare poco!

 

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L’esperienza ha poco da insegnare se non viene vissuta con umiltà.
(Michelangelo)

 

Vuoi essere un grande?
Comincia con l’essere piccolo.
Vuoi erigere un edificio che arrivi fino al cielo?
Costruisci prima le fondamenta dell’umiltà.
(Sant’Agostino)

 

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Per approfondire qualche link da sbirciare (… se avete voglia di scoprire altri input)